#21 – Harold Lloyd e Dr. Jack
Di un altro paio di occhiali, di un medico gentile e di occhi bellissimi.
Buongiorno e benvenuti alla puntata #21 di CineCommedia! È con grande piacere che oggi torniamo a parlare di Harold Lloyd, in particolare del suo film Dr. Jack (1922). Con l’occasione, parleremo di un altro membro importante della squadra di Lloyd.
E dunque, partiamo!
Abbiamo già conosciuto molte delle persone che contribuivano al successo di Harold Lloyd: abbiamo parlato di Hal Roach, il produttore, di Harley “Beanie” Walker, il titolista, di Walter Lundin, l’operatore di macchina e direttore della fotografia, diremmo oggi. Adesso parliamo brevemente di Sam Taylor, regista e soggettista di molti film di Lloyd.
Nato nel 1895 a New York, Samuel J. Taylor si laurea in arte alla Fordham University. Inizia a lavorare nel cinema nel 1915 come montatore, titolista e soggettista. Lavora con la Universal, poi con la Vitagraph e nel 1921 viene ingaggiato da Hal Roach. Da questo momento comincia a lavorare assiduamente nei film di Harold Lloyd come regista e come soggettista.
Lavorò con Lloyd fino al 1925: poi le strade si divisero, ma si incrociarono di nuovo più avanti. Ne riparleremo quando sarà il momento giusto. In ogni caso, Sam Taylor collaborò anche con Stanlio e Ollio, Mary Pickford e Douglas Fairbanks. Insomma, lo ritroveremo presto.

“Of all the directors, Sam Taylor was the most valuable man I ever had. He was a tremendous help to me. He had a brilliant mind. He parted from me, amicably, because I had stopped producing for a while, and he went off and directed Pickford, Fairbanks, Bea Lillie, John Barrymore. He was an academic type, and was one of the biggest helps I ever had”.
“Di tutti i registi, Sam Taylor è stato l’uomo più prezioso che abbia mai avuto. È stato di enorme aiuto per me. Aveva una mente brillante. Ci siamo separati, amichevolmente, perché io avevo smesso di produrre per un po’, e lui è andato a dirigere Pickford, Fairbanks, Bea Lillie, John Barrymore. Era un tipo accademico, ed è stato uno dei più grandi aiuti che io abbia mai avuto”.
In questi termini Harold Lloyd parlava di Sam Taylor in un’intervista con Kevin Brownlow.
Okay, andiamo al film di oggi!
Dr. Jack (1922)
Durata: 60 minuti. (Qui il film integrale).
Dr. Jack esce nei cinema americani nel dicembre del 1922, solo qualche mese dopo l’uscita de Il talismano della nonna, di cui avevamo parlato nella puntata #15. Dietro la macchina da presa troviamo ancora Fred Newmeyer e Sam Taylor, sotto la produzione di Hal Roach.
Harold Lloyd, stavolta, interpreta un medico un po’ atipico, che cura i pazienti facendo loro compagnia, giocando con i bambini e, se serve, recuperando una bambola caduta nel pozzo, pur di far sorridere una bambina.
La storia è semplice: il dottor Jack (Harold Lloyd) è chiamato a prendersi cura di una ragazza (Mildred Davis) che da anni vive in una stanza buia, sotto lo sguardo gelido di un medico “specialista” chiamato Von Saulsbourg (Eric Mayne) che ha trasformato la casa in un ospedale privato. Jack entra e porta scompiglio, suggerendo che la ragazza non stia male per una malattia, ma per la vita atroce che lo specialista le sta imponendo. E così si inventa di tutto per salvare la ragazza.
La prima cosa che salta all’occhio è come viene presentato il personaggio: Jack è buono, e la sua bontà e gentilezza ci viene mostrata in tutti i modi. È dalla parte dei bambini, dei soli. Non è il medico distaccato, è uno “di tutti”. È un po’ una figura da libro Cuore: un adulto che gioca con i bambini e insegna a star bene stando insieme. La sua medicina è una forma di gentilezza.
Tra le scene migliori del film c’è la scena della partita a poker, che è un piccolo capolavoro di ritmo e assurdità. Una sequenza lunghissima, senza fretta, costruita tutta sui gesti, sugli sguardi, sul sudore dei giocatori. A suo modo, una sorta di parodia della sua stessa thrill comedy.
Come al solito, anche le didascalie di Walker fanno la loro parte: riconoscibili, brillanti. Un esempio. A introdurre una scena in cui le cose iniziano a girare male per il dottor Von Saulsbourg, compare questo cartello:
“Thursday has always been Dr Von Saulsbourg’s lucky day. This is Friday”.
“Il giovedì è sempre stato il giorno fortunato del dottor Von Saulsbourg. Oggi è venerdì”.
E poi c’è il finale, che cambia registro: una sequenza notturna in cui il dottor Jack si traveste per spaventare lo specialista, tra buio, urla e inseguimenti. Sembra quasi una parodia dell’horror, con travestimenti e giochi di ombre che richiamano certi cliché del genere. Dopo aver parlato la scorsa settimana de Il carretto fantasma, mi ha fatto sorridere notare come anche Lloyd, a modo suo, affronti l’idea di paura. Ma qui, come sempre, la paura viene spazzata via dal ritmo, dalla risata, dall’umanità.
Concludiamo sugli occhi “blu” di Mildred Davis: ma quanto sono belli?
Prima di chiudere, sperando di fare cosa gradita, vi lascio ancora qualche foto del “dietro le quinte” di Dr. Jack.
Benissimo! Siamo quindi giunti alla conclusione. Sono emozionato perché il prossimo film di Harold Lloyd sarà Preferisco l’ascensore! (Safety Last!, 1923), un film icona del cinema muto! Ma questo avverrà tra qualche settimana: nella prossima puntata, invece, torneremo a parlare di Max Linder e del suo ultimo film americano, ovvero The Three Must-Get-Theres (1922), una parodia de I tre moschettieri.
Non mi resta allora che ringraziarvi per aver letto anche questa puntata e augurarvi una buona visione. A venerdì prossimo!