#15 – Harold Lloyd e il talismano
Di attori velocissimi, di una foto di gruppo e di tantissimi gatti.
Buongiorno e benvenuti alla puntata #15 di CineCommedia! Oggi torniamo a parlare di Harold Lloyd, in particolare del suo secondo lungometraggio: Il talismano della nonna (Grandma’s Boy, 1922). Andiamo!
Prima di parlare nello specifico del film di questa settimana, penso sia importante una piccola nota metodologica. Questa è la quarta puntata su Harold Lloyd: abbiamo già parlato della sua vita, dei suoi colleghi attori, dei suoi collaboratori e del suo produttore. E torneremo ancora a parlare di Lloyd nelle puntate 19, 24, 28 (se non cambiano i piani) e in molte altre future. Ci concentreremo, in questi casi, principalmente sui film in questione senza troppo divagare, quindi le newsletter saranno più brevi.
Ciò detto, oggi voglio sfruttare questo spazio per parlare brevemente di una tecnica che veniva molto utilizzata nel cinema comico muto, e in particolare nei film di Harold Lloyd e di Buster Keaton: l’undercranking.
Le macchine da presa che usavano durante il muto funzionavano “a manovella”. L’operatore di macchina doveva girare la manovella per filmare: a seconda della velocità con cui lo faceva, variava il numero di frame per secondo che la macchina riusciva a catturare. Per capirci, quando girava la manovella veloce, allora la macchina da presa catturava più immagini e quindi il film risultava rallentato. Al contrario, girando la manovella piano si catturavano meno immagini per secondo, e dunque il film risultava velocizzato. Quest’ultima frase descrive esattamente l’undercranking.
Avrete sicuramente notato che nei film muti capita spesso di vedere personaggi correre velocissimo: ecco, quando succede è perché l’operatore di macchina ha utilizzato questa tecnica.
Nel caso dei lungometraggi di Harold Lloyd, l’operatore era questo ragazzo qui: Walter Lundin. Era famoso per le sue capacità di utilizzo dell’undercranking e soprattutto di saperlo integrare nei film mantenendo il realismo necessario.
Lavorò con Lloyd su tutti i suoi lungometraggi e anche con Stanlio e Ollio in molti loro film.
Questa foto è stata scattata sul set de Il talismano della nonna. Possiamo vedere Harold Lloyd (il secondo da sinistra) e di fronte a lui, accovacciato, il regista del film Fred C. Newmeyer. Il terzo da sinistra, dietro la macchina da presa, è proprio Walter Lundin. All’estremità destra troviamo due dei quattro scrittori di questo film: Jean Havez (il secondo da destra) e Sam Taylor (l’ultimo a destra). Questi sono tutti quelli che sono riuscito a riconoscere, purtroppo non ho identificato le altre persone nella foto.
Grande assente: Hal Roach, il produttore!
Bene, dai, procediamo con il film di oggi!
Il talismano della nonna (Grandma’s Boy, 1922)
Durata: 61 minuti. (Qui il film integrale).
La storia di questo film è presto detta: il protagonista è Harold, un ragazzo di buon cuore ma con poco coraggio, che vive con la nonna (Anna Townsend) e che ama “the girl” (Mildred Davis), la quale è corteggiata anche dal rivale di Harold (Charles Stevenson). In città c’è un vagabondo che sta creando molto scompiglio, quindi viene promessa una ricompensa a chi riuscirà ad acciuffarlo. Harold decide che è la sua occasione di mettersi in mostra, ma ancora non trova coraggio. La nonna, allora, gli regala un talismano magico appartenuto al nonno del ragazzo: quest’oggetto gli donerà l’audacia necessaria.
Dai, oggi vi dico anche come va a finire, tanto davvero si capisce dal primo minuto: Harold riesce a catturare il vagabondo, e così conquista anche la ragazza. La nonna, infine, gli rivela che la storia del talismano non era che una bugia e si è trattato solo di un effetto placebo.
Un paio di cose che ho trovato interessanti. La prima: i flashback.
All’interno del film sono montate due scene di flashback: la prima mostra le malefatte del vagabondo e diciamo che è il classico flashback, tecnica narrativa che era comunque abbastanza inusuale per i film comici dell’epoca. La seconda è particolarmente interessante: si tratta della storia raccontata dalla nonna riguardante il nonno e le sue avventure con l’amuleto.
Ecco qui il “nonno”, interpretato ovviamente dallo stesso Harold Lloyd. Il fatto è questo: alla fine ci viene rivelato che la storia è inventata. Si tratta di un classico caso di narratore inaffidabile, ma in un film comico del 1922. È davvero pazzesco. E lo stratagemma di utilizzare lo stesso attore truccato per impersonare un suo antenato a scopo comico è ugualmente pioneristico. Tanto per dire, la serie TV How I Met Your Mother (2005 - 2014) utilizza spessissimo esattamente queste due idee per creare una narrazione frizzante e vivace.
Sempre sul piano narrativo, la seconda cosa che ho trovato interessante è l’utilizzo del dispositivo “è sempre stato dentro di te”, l’effetto placebo. È da sottolineare che, anche se può sembrare una trovata banale, si tratta comunque di uno dei primi esempi di utilizzo di questa linea narrativa nel cinema comico. Non dobbiamo perdere di vista il contesto. Oggi è un classico, e quindi forse non ci stupisce più proprio perché inflazionato dal largo uso che ne è stato fatto. Guardando il film, mi è venuta in mente la pergamena di Kung Fu Panda (2008), ma ci sono davvero molti altri esempi di applicazione di questa idea anche nel cinema contemporaneo.
In ultimo, la forte presenza di animali anche in questo film.
In particolare: gatti! Molto interessante questa presenza continua di animali in scena. Come per Max Linder, credo che l’idea di mostrare animali (o bambini) sullo schermo accanto all’eroe servisse a mostrare l’umanità, la tenerezza del protagonista… ma forse anche dell’attore! D’altronde, l’obiettivo di questo genere di film era sì far ridere, ma anche far affezionare lo spettatore ai personaggi e quindi agli attori, in modo da portarli al cinema di nuovo per i film successivi.
Per concludere, penso che Il talismano della nonna non sia da considerare solo “un altro film di Harold Lloyd”, ma un passetto in più verso la maturità di un grande artista, capace di anticipare idee che verranno riprese anche cento anni dopo e di comporre un’opera gradevole anche per il nostro sguardo moderno.
Benissimo, direi che siamo giunti alla conclusione anche di questa puntata. La settimana prossima torneremo a parlare di Mabel Normand! Il film che analizzeremo sarà La bella spagnola (What Happened to Rosa, 1920).
Non mi resta quindi che ringraziarvi per aver letto anche questa puntata e augurarvi una buona visione. A venerdì prossimo!